Ieri mattina nell’Aula Magna della Clinica San Marco di Latina, è stata presentata “LA SCATOLA DEI PENSIERI- piccolo laboratorio portatile”.
Frutto del legame tra le associazioni di volontariato di Latina: “Insieme per l’hospice San Marco-Odv” e “Solidarte”, il progetto a quote rosa ha l’obiettivo di promuovere la solidarietà attraverso l’arte, portando ai pazienti o ai suoi familiari un dono riutilizzabile nel tempo e nello spazio, un piccolo laboratorio “portatile” che farà compagnia e si potrà aprire e richiudere ad ogni occasione, per aggiungere, trasformarne il contenuto, o semplicemente diventare raccoglitore di ricordi e di emozioni. La scatola, è principalmente un contenitore di caramelle e altri piccoli oggetti posti al suo interno (matite, fogli colorati, gomma da cancellare) utili al paziente per stimolare la sua manualità e veicolare nel colore e nella materia i propri stati d’animo e le emozioni .
La cerimonia si è aperta coi saluti di Gerardo Saggese, Direttore Sanitario della Clinica San Marco, che ha sottolineato l’importanza di coloro che s’impegnano per il benessere del paziente terminale, supportando così il lavoro dei medici. Sono seguiti i ringraziamenti di Patrizia Ciccarelli, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Latina, alle due creatrici del progetto “…Due giganti che con il loro lavoro si adoperano per migliorare la qualità della vita di questa comunità. L’intervento di Michela Guarda, Presidente di “Insieme per l’Hospice San Marco- Odv”, l’associazione no-profit nata nel 2011, composta da volontari che lavorano in sintonia col personale dell’Unità Operativa di Cure Palliative. “L’equipe multi professionale, si occupa di migliorare la qualità di vita, garantendo il maggior benessere psicologico e relazionale, ai malati e ai suoi familiari. In 10 anni abbiamo coordinato sul territorio pontino, 4.000 pazienti terminali. Quotidianamente vengono gestiti 50 pazienti terminali, di cui 10 ricoverati presso la struttura dell’hospice”.
Chiara Venditti, medico palliativista Hospice San Marco, ha dato risalto sull’importanza di questo progetto a lei particolarmente caro, perché rappresenta il contenitore dove poter mettere tutto ciò che riguarda la storia di un paziente.
Giuliana Bocconcello, Presidente dell’associazione “Solidarte”, ha raccontato che l’dea del progetto nasce dalle sue personali esperienze di vita vissuta accanto alla malattia della sua mamma, che aveva l’abitudine di raccogliere in un cestino foto e foglietti con le frasi da lei scritte; e dell’amica Luciana Faraone, l’artista di Latina scomparsa nel 1988, autrice della stampa riportata sul coperchio della scatola, alla quale Insieme per l’Hospice e Solidarte hanno voluto renderle omaggio per il suo impegno come Assistente Sociale e fondatrice del Tribunale dei Diritti del Malato all’Ospedale di Latina.
Infine è intervenuto Michele Catalano, figlio di Luciana Faraone e art director del progetto, che ha esposto l’acquarello creato dalla sua mamma, un nudo di donna accanto ad un aquilone. “… L’arte e la malattia spesso, riescono a dare alla persona la piena libertà di essere se stessa. La scatola ne è appunto l’espressione, essa rappresenta lo strumento che serve a ricordare ciò che la persona veramente è ”.
https://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2016/04/prova-logo-2.png00adminhttps://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2016/04/prova-logo-2.pngadmin2019-11-24 10:48:522019-11-25 15:53:18AL VIA IL PROGETTO ARTE & TERAPIA "LA SCATOLA DEI PENSIERI"
Con l’ “Alleluja” di Cohen eseguita dal giovane violinista Gioel Paparcone, si sono aperti venerdì pomeriggio i lavori presso l’Aula Magna dell’Istituto G.B. Grassi di Latina, per il 10° anniversario dell’ Hospice San Marco.E’ stato proiettato il video firmato Enrico de Divitiis con il montaggio di Flavio Cammerano, un documento che attraverso interviste e riprese, racconta il lavoro svolto quotidianamente dall’equipe multidisciplinare dell’Unità di Cure Palliative Hospice San Marco di Latina.La manifestazione è iniziata con i saluti delle autorità locali, il sindaco di Latina, Damiano Coletta, che ha rivolto a tutto il personale dell’Hospice San Marco, la gratitudine da parte della collettività per il servizio reso. Un particolare ringraziamento rivolto ai volontari: “Perché il nostro Paese vive con la gente che si adopera per gli altri”.Belardino Rossi, Presidente Coordinamento aziendale della Rete Locale di Cure Palliative ASL di Latina, ha sottolineato che il futuro delle Cure Palliative non saranno solo gli hospice, ma il lavoro di rete svolto insieme ad altre strutture come gli ospedali, i distretti sanitari e il domicilio dei pazienti, che contribuirà a dare maggiore comunicazione per il trattamento della terapia del dolore non solo per i malati oncologici. Gerardo Saggese, direttore Sanitario della Clinica San Marco ha ricordato che in questi anni di attività è stata rivoluzionata la realtà della Clinica San Marco, alzando il livello di qualità delle prestazioni erogate. Carlo Medici, Presidente della Provincia di Latina, ha ribadito che c’è ancora molta strada da fare sulla conoscenza delle cure palliative, pertanto è necessaria una maggiore collaborazione tra medici di famiglia e medici palliativisti per poter raggiungere maggiori obbiettivi e migliorarne i risultati.Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Latina, Giovanni Righetti, ha sottolineato l’importanza del significato di lavorare e cooperare insieme tra l’equipe dell’Unità Operativa di Cure Palliative e la famiglia del paziente. Ricordando che “Questa è la forza vincente per poter raggiungere maggiori e migliori obiettivi.” Annunziata Piccaro, Presidente, Ordine delle Professioni Infermieristiche di Latina, ha ricordato che la scelta primaria per il paziente terminale è quella domiciliare, per questo si deve fare tutto quanto sia possibile perché tutto ciò si possa realizzare.Mons. Mariano Crociata, Vescovo della Diocesi di Latina, ha espresso la propria gratitudine verso coloro che hanno permesso a questa struttura di essere fondata e di funzionare in maniera così efficiente. Il Vescovo si è soffermato su due temi delicatissimi della vicenda umana: la sofferenza e la libertà. “Sulla prima c’è poco da dire, se non che tutto quanto si fa per alleviarla è benedetto, sul tema della libertà mi limito a chiedermi se l’affermazione della libertà di porre fine alla propria vita non sia più la pretesa degli ideologi di una libertà sciolta da ogni limite e condizione, che non il desiderio di chi si trova al termine della propria esistenza. Se la richiesta di porre fine alla propria vita da parte di persone in condizioni estreme non sia l’effetto di una desolazione e di un abbandono senza speranza, più che la lucida ponderata decisione di farla finita”.A seguire il saluto di Loreto Bevilacqua, Direttore Dipartimento Assistenza Primaria, che ha ricordato l’importanza della formazione università per i medici palliativisti.Giuseppina Carreca, Direttore Distretto 2 ASL di Latina, ha evidenziato quanto è stato già fatto in 10 anni di attività in ambito di cure palliative. L’ Hospice San Marco ha anticipato, come altre strutture, di qualche anno quelli che sono stati i dettami della Legge del 15 marzo 2010 n. 38. Maria De Meo, Dirigente UOSD terapia del dolore e Cure Palliative di Latina, ha parlato del progetto in corso della formazione di nuovi medici palliativisti.Enzo Veltri, Responsabile della UOC di Oncologia Medica dell’Ospedale S.M. Goretti di Latina, che ha ricordato che non è facile gestire una malattia oncologica sottolineando l’importanza di cooperare con i medici palliativisti interfacciandosi con loro per ottenere i migliori risultati possibili per i malati terminali. E’ seguito l’intervento di Domenico Russo, Responsabile Medico Unità di Cure Palliative e Michela Guarda, Dirigente Infermieristico entrambi operativi presso l’Hospice San Marco, che attraverso la narrazione di una storia corredata con la proiezione di immagini, hanno raccontato 10 anni di attività dell’Unità Operativa di Cure Palliative Hospice San Marco. Un breve intervallo musicale della soprano coreana Min Ji Kim, che ha deliziato i presenti interpretando alcuni brani tratti da famose opere. I lavori sono proseguire con la tavola rotonda, moderata dalla giornalista e conduttrice Rai, Benedetta Rinaldi, sul tema “Dove vanno le cure palliative in Italia” dove sono intervenuti, Massimo Angelelli, Direttore Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della CEI, che ha evidenziato che la vera libertà di una persona sta nella possibilità che ha nel poter scegliere tra diverse azioni. E’ fondamentale prendersi cura della intera persona, tra corpo-anima e psiche. Francesca Bordin, Responsabile Unità di Cure Palliative Hospice INI Grottaferrata, ha sottolineato che la realtà delle Cure Palliative in Italia ancora non si è uniformata. Ci sono regioni in Italia che dove gli hospice non sono ancora presenti. Occorre ancora lavorare e impegnarsi molto per diffondere la cultura delle Cure Palliative. Chiara Mastroianni, Infermiera Responsabile Formazione ANTEA associazione, ha evidenziato il ruolo dell’infermiere in ambito palliativistico, un ruolo professionale che oltre a somministrare cure, coordina l’intera organizzazione con il resto dei componenti dell’equipe multidisciplinare. Domenico Russo, Responsabile Medico Unità di Cure Palliative Hospice San Marco, ha ribadito il ruolo del medico palliativista, non è soltanto colui che tratta bene il paziente, ma deve essere uno specialista di alto livello che assiste il malato per tutto il suo corso della malattia. I lavori si sono conclusi con la Lectio Magistralis “Il mondo delle Cure Palliative” di Adriana Turriziani, medico specialista in Radioterapia Oncologica, già Responsabile della UOSA Cure Palliative presso l’Ospedale Agostino Gemelli di Roma. Ha ricordato che esse sono una disciplina clinica riconosciuta a cui i pazienti dichiarati terminali devono poter accedervi, senza trascurarne gli aspetti fondamentali della solitudine, sofferenza e dolore del paziente terminale. Ha illustrato ciò che sono stati i cambiamenti apportati dalla Legge 38, che per la prima volta ha unito paziente e la sua famiglia. Il percorso delle cure palliative richiede ancora molto lavoro, occorre che diventi una disciplina accademica con personale specializzato qualificato e preparato, molta informazione e preparazione per i pazienti e i loro familiari.La serata ha avuto termine con un piccolo fuori programma, una targa di riconoscimento che l’Associazione “Insieme per l’Hospice San Marco” ha voluto consegnare a Michela Guarda, per tutto il lavoro e l’impegno reso verso tutti i membri dell’equipe e ai volontari, per la dedizione e l’amore che continua instancabilmente a dare.
https://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2019/10/PHOTO-2019-09-28-10-25-51_15.jpg7681024adminhttps://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2016/04/prova-logo-2.pngadmin2019-10-01 17:51:482019-10-01 17:51:48Convegno "Insieme si può fare" - 10° Anniversario Hospice San Marco
Sabato 29 settembre 2018, nell’Aula Conferenze della Clinica San Marco di Latina, si è tenuto il convegno “La gestione del paziente ematologico terminale – ematologi e palliativisti a confronto”, organizzato dall’ Associazione “Insieme per l’Hospice San Marco”.
La rete locale di cure palliative attualmente presente sul territorio, offre un modello assistenziale che mette al centro della cura sia la persona malata che la sua famiglia. La complessità e la variabilità dei bisogni che il nucleo “paziente-famiglia” manifesta, viene ben soddisfatta attraverso setting diversificati (hospice e assistenza domiciliare) costituiti da un’équipe multidisciplinare di operatori che in maniera flessibile, si prende cura di tutti i bisogni espressi ed inespressi del paziente-famiglia, cercando di mantenere o migliorare la loro dignità e qualità di vita.
Il reparto UOC di Ematologia del Goretti di Latina, attraverso il supporto e il finanziamento di Latina AIL, l’ Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma, è in grado di garantire ai pazienti ematologici un servizio di cure domiciliari e trasfusionali, assicurando la presenza di medico e di un infermiere per sostenere una trasfusione, ma non riesce ad affermare la reperibilità medica h24 e le cure palliative integrate quotidiane di cui necessitano i pazienti ematologici in fase avanzata della malattia.
Ad oggi, i pazienti ematologici terminali sono costretti a dover raggiungere le strutture residenziali per poter effettuare una trasfusione, con un conseguente aggravio della loro qualità di vita.
Durante il convegno sono stati analizzati i vari aspetti per concretizzare l’integrazione tra l’Unità Operativa di Cure Palliative e UOC di Ematologia con trapianto del Goretti di Latina e l’Associazione Italiana contro le leucemie di Latina, la cui presidente dott.ssa Caterina Allemand, ha precisato che occorre aiutare chi ha bisogno, non apparire ma fare.
Hanno moderato il prof. Giuseppe Cimino, Primario del Reparto di Ematologia dell’ospedale Goretti, e il dr. Domenico Russo, responsabile dell’Unità Operativa di Cure Palliative della Clinica San Marco.
Il dr. Belardino Rossi, medico legale, Direttore Sanitario Asl di Latina,ha spiegato l’importanza di tutelare il paziente ematologico terminale, garantendogli la permanenza presso il proprio domicilio, riducendone così gli accessi alle strutture, con un notevole abbattimento dei costi per il trasferimento nelle strutture assistenziali, ogni volta che il malato deve poter effettuare le trasfusioni di cui necessita, facilitandone la percezione di miglioramento della qualità di vita.
“Il medico, valutando le condizioni del paziente terminale, stabilisce se è opportuno o meno praticare una trasfusione” – ha evidenziato La dott.ssaEleonora Papuzzo, medico palliativista. Occorre sempre informare il paziente terminale e la sua famiglia, che la trasfusione non è un salvavita, ma che serve a migliorare la sua sintomatologia.
L’infermiere case manager è il tessitore di legami – ha dichiarato la dott.ssaMichela Guarda, dirigente infermieristico Unità Operativa Cure Palliative Hospice San Marco, sottolineando l’importanza di integrazione tra le due equipe mediche di ematologia e medici palliativisti. L’ematologia fornisce tutte le informazioni necessarie sul paziente al momento della prese in incarico da parte dell’equipe multidisciplinare dell’Unità di cure palliative.
La trasfusione domiciliare deve fornire al paziente la stessa sicurezza, seguendo le stesse regolamentazioni di quelle praticate nella struttura, ha proseguito la dott.ssa Raffaella Marzano, Dirigente medico – UOC Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale di Latina.
La consulenza per accedere alle cure palliative del paziente ematologico terminale, deve essere precoce – ha affermato Il dr. Claudio Cartoni Unità Cure Palliative e domiciliari UOC ematologia del Policlinico Umberto I° di Roma, evitando che la presa in incarico da parte del medico palliativista risulti tardiva per il paziente stesso.
Occorre innanzitutto valutare le condizioni cliniche e il rapporto costo/beneficio prima di praticare una trasfusione ad un paziente terminale – ha spiegato la dott.ssaAlessia Massicci, medico palliativista presso Unità Operativa Cure Palliative Hospice San Marco, – sottolineando quanto l’astensione dall’effettuare la trasfusione resti una scelta difficile.
Decidere la somministrazione o ridurre la frequenza di trasfusione di emazie (cellule presenti nei globuli rossi che hanno il ruolo fondamentale di fornire ossigeno e ripulire il sangue – ndr) ha precisato il dr. Daniele Armiento, dirigente medico Policlinico Campus Biomedico di Roma, in un paziente ematologico terminale, resta un tema complesso che necessita di ulteriori approfondimenti e studi da parte dei medici prima di praticare una trasfusione, al fine di fronteggiare la meglio una riduzione di eventi avversi.
Sintomo cardine per un malato oncologico è l’anemia, poterne migliorare i valori, ha ribadito la dott.ssa Marta Ceccacci, medico palliativista presso Unità Operativa Cure Palliative Hospice San Marco, equivale a migliorare la qualità di vita del paziente terminale.
Il paziente ematologico è diverso da quello oncologico – ha precisato il dr. Sergio Mecarocci, ematologo dell’Unità operativa di cure palliative e UOC di ematologia con trapianto del Goretti di Latina, poiché diverse sono le patologie. Il trattamento di terapie antitumorali richiedono spesso trasfusioni di sangue o dei suoi componenti. Prima di praticare una trasfusione, occorre capire quali tra questi componenti del sangue occorre dover trasferire al paziente (piastrine, globuli rossi, globuli bianchi).
Occorre un’attenta valutazione caso per caso, prima di poter effettuare una trasfusione di piastrine, ad un paziente ematologico terminale, ha evidenziato la dott.ssaFederica Zoratto, oncologo Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Unità operativa di cure palliative e UOC di ematologia con trapianto del Goretti di Latina, fornendo una corretta informazione e formazione ai familiari del paziente.
L’obiettivo dunque è quello di poter gestire a domicilio il paziente ematologico terminale, valutando sulla base del quadro clinico del paziente, calcolando quanto sia appropriato o meno praticargli una trasfusione – ha precisato il dr. Claudio Cartoni.
La dott.ssaChiara Venditti, medico palliativista presso Unità Operativa Cure Palliative Hospice San Marco e la dott.ssaSimona Tomassini, ematologo dell’Unità Operativa di Cure Palliative e UOC di Ematologia con trapianto del Goretti di Latina, hanno relazionato sulla loro esperienza di lavorativa di integrazione, portando a conoscenza alcuni casi di pazienti terminali a cui praticare una trasfusione è stato il mezzo fondamentale per poter raggiungere un loro traguardo personale, quale festeggiare l’anniversario di matrimonio o portare al parco i suoi bambini.
Infine il prof. Giuseppe Cimino, ha voluto sottolineare l’importanza di poter lavorare in stretta sintonia tra i medici del reparto di Ematologia del Goretti e l’equipe di medici palliativisti. “Medici che devono prendere decisioni difficili su poche evidenti certezze” ha precisato il dr. Domenico Russo.
https://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2018/09/0001.jpg35082481adminhttps://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2016/04/prova-logo-2.pngadmin2018-09-17 14:27:432018-10-03 18:06:35CONVEGNO "LA GESTIONE PAZIENTE EMATOLOGICO TERMINALE - EMATOLOGI E PALLIATIVISTI A CONFRONTO"
Si è tenuto il 27 giugno, presso l’Aula Magna della clinica San Marco di Latina, il seminario multidisciplinare sul processo di assistenza al paziente. Quattro i relatori: Michela Guarda, Vittorio Vettorini, Sandra Ravazzolo e Maurizio Parmeggiani.
I lavori sono iniziati con la proiezione del cortometraggio “Due pennellate”, ideato da Sara Ruzzier, infermiera dell’Ordine di Trieste e vincitrice del premio messo in palio dall’OPI e realizzato in collaborazione della Casa del Cinema di Trieste. Il cortometraggio descrive la realtà quotidiana affrontata dagli infermieri, partendo dal principio fondamentale di prendersi cura del paziente, soggetto attivo, che non implica solo l’obbligo di assistenza nelle cure mediche, ma anche quello di accoglienza, di ascolto e affettività.
Michela Guarda, Il ruolo dell’infermiere palliativista come esperto nel prendersi cura in modo globale della persona. Gli infermieri che operano nelle cure palliative devono rispondere alle esigenze di cura delle persone e delle loro famiglie, affette da patologie ad andamento cronico-evolutivo, per le quali non esistono terapie ai fini della guarigione. Le funzioni dell’infermiere palliativista si esprimono attraverso l’acquisizione di un’alta padronanza di cinque fondamentali ordini di competenze (Core curriculum dell’infermiere di cure palliative SICP 2012): Competenze etiche: finalizzate alla comprensione delle situazioni cliniche difficili e controverse dell’assistenza in cure palliative, con sensibilità e attenzione, tollerante e non giudicante. Competenze cliniche: per appropriati ed efficaci interventi di valutazione e trattamento dei sintomi della fase avanzata di malattia in ogni patologia evolutiva. Competenze comunicativo-relazionali: finalizzate ad un’assistenza rispettosa dell’unicità, della dignità e della volontà della persona assistita e della famiglia. Competenze psico-sociali: per un’assistenza attenta ed efficace alla globalità dei bisogni espressi. Competenze di lavoro in équipe: per un approccio integrato alla gestione dei problemi assistenziali.
Il rapporto che si instaura tra infermiere e paziente è sia di tipo clinico-assistenziale, basato sulla razionalità, professionalità e esperienza e in quella di tipo umano, in esso sono racchiusi sentimenti, emozioni e valori umani.
Il criterio su cui viene costruita la relazione con il paziente è quello della centralità della persona. Il paziente non più oggetto ma soggetto di cure assistenziali, con una reciprocità di atteggiamento di apertura all’ ascolto, al dialogo e attenzioni. La comunicazione con il soggetto deve essere sempre chiara, semplice e comprensibile. Il rapporto che si istaura è basato sulla fiducia reciproca, sulla condivisione delle emozioni e sulla capacità di cogliere i sentimenti dell’altro. Il ruolo dell’infermiere palliativista è quello di raccoglie tutte le informazioni necessarie per adottare e applicare le terapie più opportune, controllando il pieno soddisfacimento dei bisogni del malato, coinvolgendo attivamente in questo processo i familiari. Tutto questo comporta una forte carica emotiva per gli operatori del settore che devono necessariamente saper bilanciare. Occorre avere la capacità di prendersi cura della propria persona. “…Se non stiamo bene noi operatori, non possiamo gestire le sofferenze altrui” – ha detto Michela Guarda – “Provare a gestire utilizzando le proprie emozioni è fondamentale nelle cure palliative”. La sindrome di burn out, è la risposta emotiva ad uno stress cronico basato su tre principali sintomi: esaurimento emotivo (sensazione di tensione continua e inaridimento del rapporto con gli altri), depersonalizzazione (attitudine al distacco e rifiuto verso gli utenti), mancata realizzazione emotiva (rabbia, frustrazione, mancanza di entusiasmo, desiderio di cambiare lavoro). L’esperienza dell’hospice S. Marco ha portato alla realizzazione di un progetto pilota terapeutico-formativo tra mindfulness e photolangace, autrice di questo progetto la dott.ssa Rosa Bruni, specialista in psichiatria, psicoterapeuta e psicoanalista. L’equipe di cure palliative sottoposta a incontri per valutare la quantità di stress percepito. La metodologia è basata sul principio del photolangace (nata a Lione, Francia per aiutare un gruppo di adolescenti ad esprimersi attraverso l’uso di fotografie) e quello del mindfulness = consapevolezza (si intende un’attitudine che si coltiva attraverso una pratica di meditazione sviluppata a partire dai precetti del buddismo e volta a portare l’attenzione del soggetto in maniera non giudicante verso il momento presente). Michela Guarda che poi concluso il suo intervento: “Se da una parte dobbiamo gestire situazioni al limite, dall’altra abbiamo un ritorno di emozioni e di gratifiche…; …Le emozioni ci aiutano ad affrontare le situazioni di difficoltà”.
Vittorio Vettorino infermiere palliativista che presta la propria attività presso il domicilio dei pazienti, ha dato la sua testimonianza sull’importanza dalla comunicazione con il malato terminale. Un cortometraggio, ha preceduto la sua relazione, “Le nozze di Rowden, malato terminale”, un ragazzo di Manila, malato terminale che ha coronato il suo sogno d’amore sposandosi in ospedale.
“Il nostro lavoro consiste nel curare gli inguaribili, è una professione multidisciplinare che si prende cura del malato nella sua totalità”. Attualmente presso l’Unità di Cure palliative della struttura San Marco, sono operativi 5 infermieri + 2 per le sostituzioni, che quotidianamente svolgono la loro professione presso il domicilio dei pazienti, coadiuvati da 2 medici palliativisti. L’area operativa è tutta la pianura di Cisterna di Latina, alcune assistenze arrivano nella provincia di Roma fino a San Felice Circeo, coperte dall’assistenza le zone montane da Cori a Prossedi. Il compito fondamentale dell’infermiere che presta assistenza domiciliare è quello di capire lo stato del paziente, sentire le sue condizioni sanitarie. Usando le proprie mani, come strumento di contatto fisico con la persona. Lo sguardo, per recepire ogni singolo aspetto emotivo o di disagio o di angoscia da parte del malato stesso; e l’udito per ascoltare e saper poi affrontare le ansie, le paure e poter esaudire qualsiasi richiesta da parte del malato stesso e dei suoi familiari, in modo professionale. L’infermiere palliativista deve saper diffondere sicurezza, tranquillità e farsi accettare da parte del paziente sin dal primo incontro, sapendo riconoscere quali siano i suoi bisogni primari. Il rapporto che si istaura è di tipo confidenziale, avendo cura nel dettaglio, osservando ogni minima cosa o cambiamento, dimostrando attenzione in tutto. La relazione che si crea è paritaria e per essere tale occorre entrare in sintonia con l’altra persona, trovando la giusta chiave di comunicazione. Porsi allo stesso livello del paziente, come il rapporto simbiotico che si istaura tra due innamorati, che assumono le stesse pose, gli stessi sguardi. L’obiettivo è quello di essere considerato un amico, un confidente, uno di famiglia. Si è accennato alla metafora di Stephen Covery del Conto Corrente Emozionale. Il rapporto tra due esseri paragonato ad un conto bancario dove oltre al denaro depositato, la banca dispone per noi un fido. Non dobbiamo solo prelevare, altrimenti il conto va in rosso e la banca non ci concede altra fiducia. Occorre anche versare sul conto corrente. Questo è il principio su cui si basa il rapporto tra due esseri, dare e avere. Momenti in cui uno dà affetto, attenzione, energia all’altra persona e momenti in cui li riceve. Le relazioni sane sono quelle in cui questa energia scorre continuamente in entrambi i sensi. Essa altro non è che la quantità di fiducia che si è venuta a creare in una relazione. Per ottenere la fiducia del malato occorre mantenere tutto ciò che viene a lui promesso. Un elemento fondamentale – ha precisato Vittorio Vettorino – è sorridere. Non sorrisi falsi o stereotipati, ma semplici. Noi operatori dobbiamo essere i primi ad essere contenti di stare con loro. Strappare un sorriso ad un paziente è sempre un gran risultato.
Sandra Ravazzolo docente di Scienze Infermieristiche, ha esposto la sua relazione sulla comunicazionecome strumento essenziale per istaurare un buon collegamento tra due persone. Gli elementi funzionali che costituiscono il processo di comunicazione sono: l’emittente (colui che sta comunicando), il ricevente (colui che accoglie il nostro messaggio); il canale (il mezzo attraverso il quale stiamo comunicando, fondamentalmente con la parola, modulando il timbro di voce, utilizzando anche il linguaggio del nostro corpo, la gestualità, l’espressione del nostro viso, la postura del nostro corpo, lo sguardo); il messaggio (ciò che stiamo dicendo, tenere sempre presente chi lo sta ricevendo e come esso viene elaborato); il feedback (positivo e negativo). L’aspetto fondamentale della comunicazione è quello di creare un rapporto con il nostro interlocutore, ponendosi al suo stesso livello, cercando di prendere confidenzialità. A volte la difficoltà di linguaggio impedisce una buona comunicazione. Per aprire una buona comunicazione occorre stabilire un situazione di empatia, quello spazio attraverso il quale è possibile raggiungere l’obiettivo della comprensione dell’altro. Il rapporto di empatia si crea e si chiude con il paziente, al momento che terminiamo il nostro colloquio. Importante è la qualità della relazione e della comunicazione che si instaura tra il professionista e la persona assistita.
L’infermiere, non si limita solo ad eseguire interventi tecnici, prendendosi cura del malato, ma svolge una funzione terapeutica e supportiva attraverso il dialogo, con lo scopo di stabilire una ripresa efficace e personalizzata volta al soddisfacimento dei bisogni, al recupero dell’autonomia e all’adattamento allo stress che ogni malattia o forma di disagio porta con sé.
Maurizio Parmeggiani Presidente AIDIPH, Associazione Italiana Diffusione Insegnamento Pranic Healing, ha parlato dell’assistenza olistica al paziente.
Il Pranic Healing è una disciplina bio-naturale elaborata lo scorso secolo da Master Choa Kok Sui, un uomo d’affari e ingegnere filippino di origine cinese. La disciplina comprende tecniche di meditazione e di imposizioni delle mani che possono essere praticate da soli o essere praticate da un operatore, basate sul concetto di prana (energia vitale: sole, aria, terra). Il Pranic Healing è la guarigione e autoguarigione attraverso l’uso di questa energia, presente ovunque, che ognuno di noi possiede. I due presupposti su cui si fonda il Pranic Healing sono il corpo fisico e il corpo energetico, quest’ultimo trasmette le sensazioni (ad esempio quando una persona ci risulta poco gradevole a prima vista) queste sensazioni vengono recepite dal nostro corpo energetico. I disturbi fisici, emozionali o mentali si manifestano come alterazioni del corpo energetico. Questa tecnica naturale, che non pretende di sostituirsi alla medicina e alle terapie mediche, è in grado di correggere questi squilibri per mezzo di una diagnosi energetica, rimuovendo le energie congestionate, e proiettando energia vitale. Il Pranic Healing insegna inoltre come incrementare il potere di guarigione del terapeuta, proteggersi dalla contaminazione eterica, rafforzare la salute fisica, emozionale, mentale ed aumentare il proprio potere personale e la propria vitalità, prevenire le malattie, materializzare i propri obiettivi , sviluppare una migliore sensibilità, compassione e pace interiore, accelerare la propria crescita spirituale in modo sicuro. Questa disciplina applicata ai malati terminali, interviene alleviando il loro dolore, non eliminando la malattia stessa. Il danno fisico rimane ma scompare il dolore, poiché interviene sul piano energetico del paziente. Una persona smette di vivere quando il suo corpo energetico smette di funzionare.
https://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2018/06/20180627_101132.jpg41283096adminhttps://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2016/04/prova-logo-2.pngadmin2018-06-29 12:06:102018-06-29 12:08:09SEMINARIO "L’INFERMIERE COME AGENTE DI CAMBIAMENTO TRA ARTE, CULTURA E SCIENZA”
Si terrà dal 6 al 13 dicembre 2013, presso il Teatro Gabriele D’Annunzio di Latina, la mostra d’arte “Il Percorso della Dea”, organizzata dall’Associazione “Insieme per l’Hospice San Marco Onlus”, con il patrocinio della Provincia e del Comune di Latina. Il ricavato della vendita delle opere esposte andrà a finanziare l’acquisto di dieci letti motorizzati per il reparto di cure palliative della Casa di Cura San Marco di Latina. Una settimana di arte e solidarietà che si aprirà il 6 dicembre, alle ore 18:30, presso il teatro comunale d’Annunzio con la presentazione di Maria Corsetti, l’intervento della critica d’arte e storico delle donne Flora Rucco, la sociologa Isabella La Bruna. Presenti anche le artiste che hanno donato le loro opere rendendo così possibile la realizzazione della mostra. All’interno di questa sette giorni d’arte due appuntamenti da non perdere: mercoledì 11 dicembre, alle ore 17:30 , presso il foyer del teatro, la dea prende forma con uno spettacolo di poesia e danza, attraverso il ballo di Francesca Viozzi e la voce di Elisabetta Femiano. Sempre mercoledì 11, dalle 18:30 alle 20:30, presso l’aula conferenze della Clinica San Marco di Latina, si terrà la tavola rotonda ” I tumori femminili nel territorio di Latina. Stato dell’arte”. Interverranno medici e professionisti attivi sul territorio. Al termine dell’incontro l’attrice Antonella Palladino proporrà la poesia araba della poetessa Manal Serry. Inoltre il 20 Dicembre sempre presso l’aula conferenze della Clinica San Marco di Latina, si terrà la presentazione del libro denuncia sul femminicidio “Quello che lo specchio non riflette” edizione “Il Saggio” con Flora Rucco e Lucia Gaeta, interviene Maria Ronca,scrittrice e poetessa. Gli appuntamenti rientrano nell’ambito delle celebrazioni del Natale di Latina e sono ad ingresso libero
https://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2015/05/857038_733578856670915_2119989443_o.jpg17441240adminhttps://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2016/04/prova-logo-2.pngadmin2013-12-06 18:30:012015-05-06 16:12:22Il percorso della Dea
https://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2015/04/420703_353621294682028_645383380_n.jpg632601adminhttps://www.insiemehospicesanmarco.it/wp-content/uploads/2016/04/prova-logo-2.pngadmin2012-03-31 09:00:262015-05-08 14:49:13Il dolore neuropatico in medicina generale